Fatica muscolare: cosa succede al nostro corpo - Moldes - Ricerca, Innovazione e Sviluppo Di Integratori Sportivi
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La fatica muscolare è una condizione che si manifesta sia in ambito sportivo che nella vita di tutti i giorni. In questo articolo andremo a spiegare tutte le sue sfaccettature e l’integrazione che Moldes suggerisce in ambito sportivo e nella vita di tutti i giorni per garantire un efficace supporto in termini di prevenzione e di recupero muscolare.

Forza e movimento

La forza prodotta dal muscolo quando viene contratto è il risultato finale di una complessa serie di eventi, la cui compromissione può portare all’insorgenza della fatica muscolare.

Per far sì che il muscolo si contragga c’è bisogno che arrivi l’impulso dal motoneurone. Quest’ultimo rappresenta l’origine comune degli impulsi provenienti dalla corteccia motoria, dai nuclei della base e dal cervelletto che, a loro volta, sono influenzati dalla volontà di compiere un determinato gesto.

Nelle attività sportive di lunga durata, come una maratona, si possono verificare anche alterazioni metaboliche più evidenti e che influenzano negativamente il funzionamento delle cellule nervose e della loro risposta, quali:

  • Riduzione della glicemia 
  • Accumulo plasmatico di ammonio (NH3)
  • Aumento del rapporto tra amminoacidi aromatici e ramificati

Fatica Centrale

È detta fatica centrale quando deriva da meccanismi che hanno origine nel sistema nervoso centrale (SNC), ovvero in tutte quelle strutture nervose i cui compiti vanno dalla volontà o idea del movimento, alla conduzione dell’impulso nervoso, fino al motoneurone e quindi all’esecuzione vera e propria.

Si tratta quindi dell’espressione elettrica verso i muscoli scheletrici. Tuttavia, il livello di intensità e di frequenza possono aumentare se il soggetto viene opportunamente stimolato, per esempio, con incoraggiamenti verbali o feedback di vario genere. Quindi il sistema nervoso centrale riveste un ruolo determinante nell’insorgenza della fatica.

A livello sportivo, va però detto che i fattori centrali (motivazione, autocontrollo emotivo e sopportazione del disagio fisico), rivestono anch’essi un ruolo non trascurabile nella complessa attività muscolare alla base del compimento del gesto atletico.

Un altro fattore da cui dipende la fatica è lo squilibrio tra la velocità ad utilizzare ATP e la velocità con cui viene sintetizzato. Ciò che conta non è quindi la quantità totale di ATP usato, ma piuttosto la quantità di fosfato che viene liberato durante il suo consumo. Sembra infatti che un aumento o un accumulo di ATP nel muscolo possa ostacolare il meccanismo della contrazione.

La disponibilità di glicogeno muscolare, la riserva energetica, diventa importante per quegli esercizi che richiedono un consumo di ossigeno compreso tra il 65% e l’85%.

Per gli esercizi più intensi di brevissima durata, le fonti di energia sono rappresentate soprattutto dal glucosio circolante. 

Fatica periferica

È detta invece fatica periferica se quei fenomeni che la determinano si verificano nel motoneurone spinale, nella placca motrice o nella fibrocellula scheletrica.

Una delle prime teorie sulla fatica periferica puntava il dito contro gli scarti metabolici (es. l’acido lattico prodotto durante gli sforzi anaerobici lattacidi): essi si accumulano, interferendo con le funzioni cellulari. Oggi sappiamo che l’acidosi può ridurre la contrattilità delle cellule muscolari, ma in aggiunta a questo anche la riduzione delle scorte energetiche, accumulate all’interno delle cellule muscolari prevalentemente sotto forma di glicogeno, sembrano implicate nel processo di fatica. Quest’ultimo concetto introduce l’argomento del danno muscolare: durante l’esercizio fisico, soprattutto durante le contrazioni eccentriche, si creano delle microlesioni che riducono l’efficienza meccanica del muscolo. Sono stati identificati numerosi fattori responsabili della fatica periferica, tra i quali:

  1. esaurimento delle scorte energetiche (glicogeno muscolare, ATP);
  2. alterazioni della struttura muscolare (microlesioni);
  3. accumulo di prodotti del metabolismo (ioni H+, radicali liberi, ammoniaca, ecc.);
  4. calore;
  5. riduzione dell’eccitabilità muscolare;
  6. alterazione dell’equilibrio ionico (calcio, potassio, cloro, ecc.).

Fatica muscolare e acido lattico 

Per quanto riguarda il più famoso e maltrattato acido lattico, sappiamo che i suoi valori ritornano normali dopo poco più di un’ora terminato l’esercizio e che quindi esso può essere responsabile della fatica muscolare in acuto e il suo smaltimento può influenzare il recupero a breve termine, ma non partecipa al recupero a medio-lungo termine.

Prestazioni atletiche

Anche l’esaurimento delle scorte energetiche e l’accumulo delle microlesioni muscolari non possono essere considerate le sole cause della fatica. Di norma un atleta che ha un calo di performance, interrompe il proprio allenamento molto prima che questo accada e si accusi fatica. Anche l’aumento della temperatura corporea condiziona la prestazione.

La prestazione atletica in generale non dipende esclusivamente dalla “potenza del motore” ma anche da quanto è efficiente la centralina che controlla tutto il sistema. Risulta infatti impossibile selezionare stimoli puramente nervosi (che causerebbero solo fatica centrale) o esclusivamente stimoli metabolici (che causerebbero solo fatica periferica), ogni allenamento causa per forza entrambe.

 

Integrazione ideale per gli sportivi

In ambito sportivo, Moldes offre soluzioni mirate e lo fa attraverso alcuni dei prodotti Net Integratori, i supporti studiati per chi pratica sport ad alto livello o in forma agonistica. Per contrastare la fatica muscolare e favorire il recupero, il reparto di Ricerca e Sviluppo Moldes ha realizzato Recovery Cell Liposomiale.

In un unico prodotto, sono racchiusi tutti gli elementi per ripristinare il danno muscolare post allenamento, abbreviando i tempi di recupero fisiologico. La tecnologia Liposomiale che arricchisce Recovery Cell, riprende le tipicità dei prodotti della linea Inner e ottimizza l’assorbimento e la consegna dei principi attivi all’organismo. L’obiettivo è quello di incrementare le potenzialità e le prestazioni riducendo i tempi di recupero.

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